Brano dell’istoria del brigantaggio

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Tommaso La Cecilia.
“Uomo ardimentoso, di fibra ferrea, che i suoi concittadini soprannominavano, non so perché, Mozzicafava e che noi, in grazia dei suoi ispidi mustacci e del soldatesco atteggiamento, battezzammo col nome di Radetzky. […] La Cecilia era, come si direbbe, il prototipo dell’uomo bruno del mezzogiorno d’Italia. […] Ne ricordo il viso accigliato e sempre  preoccupato allorché veniva a fare le sue relazioni e confidenze, a proporre, suggerire, concertare qualche spedizione”. Questo il “ritratto” assai attendibile che Aldobrandino Allodi, aiutante maggiore del 49° reggimento fanteria, ci ha lasciato dell’agrimensore Tommaso La Cecilia, di Nicola, proprietario, e di Giulia Croce, appartenente a famiglia benestante, nato a San Severo nel 1807.Continue Reading

I Caduti di San Severo nella Grande Guerra

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Ho incominciato a nutrire un certo interesse per la Prima Guerra Mondiale, o per la Grande Guerra, come fu chiamata popolarmente, molti anni fa, quando, insieme a un amico di Arabba nel bellunese, mi sono recato “in pellegrinaggio”, è proprio il caso di dirlo, sulla cima del Col di Lana. Non tragga in inganno la parola colle, è una montagna di 2.452 metri, definita dagli italiani Col del Sangue, per uno degli episodi più incredibili del conflitto. Rimasi colpito dalla suggestione del luogo: la chiesetta, alcune lapidi che indicavano le gallerie e, all’aperto, un altarino fatto di roccia con una croce in  filo spinato, quello delle trincee. Un piccolo monumento, sorto per  spontaneo rispetto al luogo della tragedia, ai piedidel  quale una mano pietosa aveva raccolto  ossa umane, tra cui, molto evidente, un’anca. Non nascondo che quei poveri resti, dopo tanti anni ancora esposti alle intemperie,  mi commossero e quel mucchio di pietre  in quel momento  divenne per me “l’Altare del Cielo”.   Per farmi passare il groppo alla gola, mi mossi nell’ampio spazio intorno alla chiesetta, su un terreno che mostrava ancora evidenti i segni dello scoppio delle mine, ammirando, controllato dalle marmotte, il meraviglioso panorama che solo da lassù si può godere.Continue Reading

San Severo dall’albero della libertà al tricolore

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La storia, si sa, ha il suo immenso cimitero dei dimenticati, che mai come in questo anno  celebrativo del 150° anniversario dell’Unità d’ Italia, tornano prepotentemente alla ribalta,quasi a rivendicare il contributo, grande o piccolo,che ognuno di essi ha dato alla unificazione del Paese.
In una ricorrenza come questa è doveroso rivolgere un deferente ricordo non solo ai grandi protagonisti del Risorgimento, a quelli che tutti conosciamo,  sui quali, giustamente, tanto si è detto e scritto,  ma anche e soprattutto a quelle figure più o meno note, che non hanno mai trovato posto su un libro di storia e il cui nome compare, semmai,  solamente in un elenco ingiallito, trovato tra le vecchie, polverose carte degli archivi.
Sono microstorie da recuperare,  che aprono uno squarcio sulla città, sulla vita politica e amministrativa, sulla società e sull’economia. La schiera dei senza storia ha tutt’al più scarsi riferimenti nella storia locale, le loro vicende, però, rendono la grande storia una storia profondamente umana, vissuta in luoghi lontani dal grande palcoscenico.
In ogni città, paese o villaggio vi sono eroi sconosciuti e San Severo ha i suoi.  Questo libro è nato con l’intento di restituirli  alla memoria collettiva.